Maurizio Donzelli
8 settembre 2013 – 14 dicembre 2013
Associazione Culturale Galleria Disegno-Mantova
L’enigma nell’opera di Donzelli è una caratteristica costante.
L’ immagine che lo spettatore osserva non è mai definita o palese. L’artista lascia ad essa la possibilità di espandersi o di contrarsi in relazione alla prospettiva visiva ma anche allo sguardo di chi osserva, scambio osmotico tra pensiero e azione, espressione e percezione.
Partendo dai disegni, parte integrante dell’ opera di Maurizio Donzelli, l’effigie acquisisce consistenza gradatamente. All’inizio la stesura del fondo sulla carta di vetro o cotone predispone l’artista al contatto con la sfera più emozionale ed istintiva e lo prepara al gesto della creazione. Egli ancora non è cosciente di ciò che scaturirà attraverso il segno ma l’inconscio conosce già i segni dell’originario che lo compone. Davanti al foglio i segni si sviluppano in direzioni a lui estranee, tracce che diverranno talismani o mandala, misteriose composizioni che quasi sempre rimangono sospese ed aperte, simboli arcaici con strutture nucleari che rimandano al centro.
I tappeti, realizzati in Nepal, riportano lo spettatore ad una osservazione apparentemente più diretta; i manufatti, retaggi del passato e della cultura dei popoli, raccontano del lavoro di donne e uomini custodi delle preziose sete, delle lane e del loro ordito ma al di là della raffinata cifra estetica, che include anche elementi floreali, vi è il disegno iniziatico, l’opera primaria riproposta in chiave orizzontale. L’artista li definisce “Giardini”, insieme che si riconduce alla struttura interna delle cose, all’esperienza degli elementi e del loro ordinamento segreto.
Da questa profonda osservazione Donzelli l’artista ha sperimentato, attraverso la creazione degli Arazzi, la possibilità di comunicare nuove percezioni attraverso antiche espressioni; gli studi sugli arazzi al Museo di Cluny a Parigi gli hanno permesso di ricomporre tutti i tasselli della sua ricerca elaborando una immagine caleidoscopica e cangiante, focalizzata su di un particolare ingrandito, riproducendo una visione che allude al doppio e che sposta lo sguardo dello spettatore ancora una volta al centro, in una sintesi che amalgama la tradizione e la creazione contemporanea.
Altra è invece l’intenzione dell’artista nella creazione dei Mirrors.
L’uso di lenti prismatiche gli permettono di confondere la visione dello spettatore che è costretto a rielaborare l’ immagine non delimitata, non conclusa, che muta e diviene evanescente appena la prospettiva viene modificata dal movimento oculare e corporeo. Con questo stratagemma Donzelli costringe l’osservatore a ri-creare a sua volta, interagendo con la sua opera, un’immagine mentale.
Testo di Stefania Giazzi